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21 luglio 2012

Le compagnie Overland / terza parte


Indaba Explorations
Compagnia sudafricana con sede a Stellenbosch nella regione dei vini, è stata fondata nel 1998 e possiede una filiale a Nairobi, Kenya. Lavora solo in Africa meridionale (Sudafrica, Swaziland, Lesotho, Namibia, Angola, Botswana, Zimbabwe, Zambia e Mozambico) e Africa orientale (Malawi, Tanzania, Kenya e Uganda). Organizza anche viaggi di gruppo su richiesta.
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Intrepid Travel
Società australiana creata nel 1989 da Geoff Manchester e Darrell Wade, nasce come Overland company ma si trasforma nel corso degli anni in un’agenzia a vasto raggio. Oggi impiega 800 persone in tutto il mondo, nel 2009 ha offerto 459 viaggi. Offre 10 stili di viaggio, tra cui Overland. Molto forte in Asia. I suoi camion hanno una capienza massima di 20 passeggeri: il 20% è under 25, il 40% tra i 25 e i 35 anni, il 25% tra i 35 e i 55, il 15% sopra i 55. Le provenienze: 50% Australia, 35% Europa, 10% Nordamerica. Nel 2006 ha acquistato Guerba World Travel, altra compagnia Overland fondata da Martin Crabb.
Vai al sito - oppure QUI

Kananga
Compagnia inglese fondata nel 1992, con sede a Barcellona e filiale ad Arusha, Tanzania. La “filiale” Kananga Africa, costituita nel 2003, dispone di tre jeep Toyota Land Cruisers e 16 camion Scania P93. Ha un campo tendato proprio nel parco del Serengeti, sempre in Tanzania. Affitta i propri camion ai privati: si tratti di gite scolastiche, gruppi di amici o compagnie private. Ogni anno muove in Africa circa 3.000 passeggeri, per lo più provenienti dalla Catalogna o da Madrid, età compresa tra i 30 e i 50 anni, buon livello di reddito.




Kumuka
Compagnia sudafricana (Kumuka significa “l’inizio di un viaggio”) nata nel 1983. Opera su Africa, Medio Oriente e Sudamerica. Organizza anche viaggi con mezzi di trasporto locali in Asia, Sudamerica e Centro America, oltre che tour in pullman in Europa. Capacità massima 24 passeggeri.

Nomad
Compagnia inglese con sede nel Somerset e base logistica a Cape Town, è stata fondata nel 1998 e possiede una flotta di 40 camion e 120 dipendenti. Lavora solo in Africa (Sudafrica, Namibia, Botswana, Zimbabwe, Zambia, Malawi, Tanzania e Kenya), con una trentina di partenze ogni mese. Il viaggio più lungo – “Best of Africa” - è di 56 giorni. Età media dei passeggeri: 30 anni.



Oasis
Compagnia inglese con sede nel Somerset, è stata fondata nel 1997 da Chris Wrede e Steve Crowhurst. Utilizza una flotta di 12 camion Scania 93, capacità massima 24 passeggeri. Opera in Asia, Medio Oriente, Sudamerica e Africa (Egitto, Etiopia, Uganda, Kenya, Tanzania, Malawi, Zimbabwe, Botswana, Namibia e Sudafrica); il viaggio più lungo è la Trans Africa Expedition di 40 settimane. Muove circa 1.450 passeggeri all’anno, occupa 31 persone. Crew di due persone: tour leader e driver, tranne che in Perù-Bolivia ed Egitto-Giordania (un solo accompagnatore). Target: tra i 20 e i 30 anni. Soprattutto inglesi, australiani e neozelandesi.

20 giugno 2012

Nomad "sforna" sei nuovi trucks

Ai profani i camion Overland sembreranno tutti più o meno uguali, ma non è così...


Questo ad esempio è un vecchio camion di Nomad, compagnia inglese con sede nel Somerset e base logistica a Cape Town: è stata fondata nel 1998 e possiede una flotta di 40 camion e 120 dipendenti. Lavora solo in Africa (Sudafrica, Namibia, Botswana, Zimbabwe, Zambia, Malawi, Tanzania e Kenya), con una trentina di partenze ogni mese. Il viaggio più lungo – “Best of Africa” - è di 56 giorni. Età media dei passeggeri: 30 anni.
Comunque, dicevamo: Nomad sta allestendo sei nuovi camion, tipo questo:

Come spiega Nomad sul suo sito, the new trucks will be fitted with (as per our current trucks):
  • Sabs approved seatbelts
  • Charging facilities for cameras, cellphones and notebooks.
  • PA systems to enable better communication from the guides.
  • 218 hp engines that have a governed top speed of 100km/h.
  • Ipod jacks for music and our trucks are issued with pre loaded music on USB devices.
  • Long range fuel tanks that minimise delays due to fueling requirements.
  • All of our trucks are SABS (South African Bureau of Standards) approved designs – a fact almost no companies can claim.
  • Individual lockers (there are a handful of original design trucks which don't have individual lockers)
  • Freezer, awning, cookers, bullbar, windscreen guards, sports equipment, reference books, novels and magazines as well as music and two spare tyres.
  • Tents, chairs and mattresses (manufactured by Nomad to ensure quality and durability).
  • Trestle tables for a more pleasant dining experience.
  • Clients on camping tours receive a quality sleeping mat of approx. 10cm thickness.

Sul sito di Nomad, molte immagini come questa sopra: documentano il work in progress, la costruzione ex novo di un camion Overland di nuova generazione, dallo scheletro agli allestimenti. Tutte le foto si possono trovare QUI




16 giugno 2012

Vocabolario Overland: cos'è la kitty?


Dragoman Overland, Trans-Sahara, somewhere in Morocco

La kitty è quella che gli amici di “Avventure nel mondo” definiscono tradizionalmente “Cassa comune in corso di viaggio”. Qualcuno potrà forse smentirmi ma, per quanto mi riguarda, è solo un bieco quanto banale tentativo di mascherare il prezzo finale di un viaggio, frazionandolo e a volte confondendo ulteriormente le idee: ad esempio, indicando il costo-base in dollari o sterline e la kitty in euro. Chiamata anche local payment, ovvero pagamento in loco, è un ammontare più o meno fisso che viene consegnato al trip leader il giorno della partenza (rigorosamente in contanti) e che serve a comprare il cibo, oltre che ad affittare barche o jeep, pagare gli ingressi nei parchi etc. 
Si tratta perlopiù di costi fissi, ma allora perché non è tutto compreso nel prezzo generale? Risposta: per convincervi che il tutto costi meno, o forse per dare l’idea che ci sia sempre un ampio margine di imprevedibilità che agli Overlander piace molto e non li fa sentire come i clienti di un qualunque tour operator del genere “all inclusive”. 
La kitty media di un viaggio di due settimane in Africa si aggira sui 300 dollari, ma molto dipende dalle attività incluse nel prezzo-base. 
Ps: alcune compagnie come la Exodus hanno di recente eliminato la kitty, pare a seguito delle lamentele (eufemisticamente indicate come feedback) dei propri clienti.

05 giugno 2012

Io, una donna alla guida di un Overland


di Nikki Hall

Nel 1996, a ventotto anni, mi sono stancata della mia banale vita in Inghilterra. Lavorare duro come Senior Sales Consultant mi aveva ricompensato con una casa, un solido conto in banca e una buona vita sociale, ma mi mancavano le sfide eccitanti.

Unica donna dei cinque trainee, ho iniziato a chiedermi chi me l’aveva fatto fare, quando ci hanno chiesto di smontare motori per poi riassemblarli. I ragazzi, ovviamente, hanno dimostrato una fastidiosa (per me) attitudine alla meccanica, ma sono stati pazienti con me, quando si è trattato d’imparare faticosamente bagattelle come il cambio dell’olio, le riparazioni dei guasti e simili altre amenità. Ho tenuto duro, però: se un giorno fossi riuscita ad avere il mio camion nei luoghi selvaggi d’Africa, cazzo, sarei stata capace di aggiustare qualunque cosa. In cambio, ai maschietti ho spiegato come districarsi in cucina. O meglio, come preparare un cibo saporito per 35 persone, senza budget e buste di alimenti liofilizzati. Alla fine ce l’ho fatta, ho conseguito la patente per i camion e ho frequentato un corso di pronto soccorso davvero speciale, dai morsi di serpenti velenosissimi alle ferite da mine antiuomo, dai colpi di caldo alle malattie tropicali.

Dopo sei mesi, è finalmente giunta lora del mio primo viaggio come trainee: dal Nepal a Londra. Ovvero, tre mesi e mezzo e ventimila chilometri per imparare tutto il necessario su percorsi, paesi, lingue, religioni, popolazioni e, ovviamente, le dinamiche di gruppo. Impressionante, il contrasto tra lavere ogni genere di oggetti e strumenti al lavoro in Inghilterra, e il doversi arrangiare come autista di Overland. Ho anche dovuto ammettere quanto poco io in realtà sapessi di meccanica, malgrado le lezioni in patria. Ogni volta che qualcosa andava storto, il problema principale era capireil perché. Una volta identificato il problema, il più era fatto. Unincipale era capire.lgrado le lezioni in patria.a di Overland. la dinamica rumore martellante, tanto per dirne una, può essere migliaia di cose. Ho imparato a non perdermi danimo, prendendomi le mie responsabilità.

In quanto all’essere una donna, ho capito ben presto di avere un qualche vantaggio, a patto di sapermelo giocare. Non capita spesso, di vedere donne occidentali alla guida di pesanti camion in regioni remote, come il nord del Pakistan. In molti posti, sono stata accolta con gli onori riservati a leader politici o militari. Bombardata di domande sul mio stato civile, l’età, il numero di figli etc, spesso me la sono cavata meglio dei maschietti. Ai posti di blocco, ho sempre sfruttato il fattore sorpresa: loro mi guardavano a bocca aperta, io sorridevo e passavo.

Una volta, in Malawi, siamo rimasti bloccati nel fango per quattro giorni, col camion pericolosamente inclinato e sotto una tempesta tropicale incessante. Uomini e donne dai villaggi vicini sono arrivati per aiutarci a uscire da quella situazione. I maschi trovavano molto divertente il fatto di prendere ordini da una donna in una situazione come quella, mentre le donne volevano a tutti i costi mostrarmi i loro figli. In caso di guasti, ho conosciuto pochi maschi capaci di restare a guardare una donna mentre aggiusta un motore. Un uomo che ti toglie di mano una chiave inglese e ti fa segno di lasciare fare a lui, beh, è un mezzo insulto: dovevo dimostrare di sapermela cavare.

Ma a volte, l’essere donna è una grande scocciatura. Uno svantaggio. In India, ci siamo fermati per pranzo e come al solito siamo stati circondati da una folla di curiosi. Tra loro c’era anche un uomo seminudo e dall’aria selvaggia. Beh, quello a un certo punto mi è saltato addosso, mi ha caricato sulle sue spalle e se non mi avessero salvato i passeggeri, chissà che fine avrei fatto. In Pakistan, l’autista di un camion ha continuato a zigzagare per chilometri impedendomi di sorpassarlo, non appena si è accorto che ero una donna. In Iran, spesso non mi è stato permesso di rivolgermi direttamente agli uomini, malgrado fossi completamente intabarrata in un vestito nero. Dovevo riferire ad un passeggero, quello parlava all’iraniano che gli rispondeva, e via di questo passo; oppure dovevo aspettare che gli uomini bevessero il the. O ancora, molte volte mi presentavano conti salatissimi perché pensavano che io, in quanto donna, avrei pagato senza fiatare, perché contrattare non mi era concesso. Sapete una cosa? Me ne sono fregata.

Dopo un po’, senti il bisogno di staccare. Ma è come una droga: devi tornare sui tuoi passi. Ve lo immaginate, cosa si prova a guidare un pesantissimo camion attraverso i luoghi selvaggi d’Africa o Asia? E poi, l’avere appreso così tante nozioni di meccanica per sprecarle su un’utilitaria nel traffico cittadino… 
Dov’è il divertimento?

(*) leggi l'originale in inglese: RoadMama:MyLifeasanOverlandTruckDriver